In piena epidemia da Covid 19, a San Giuseppe Vesuviano arriva una pungente richiesta da parte dei consiglieri comunali di opposizione. Effettuare non un test molecolare o un un sierologico come ci si aspetterebbe di questi tempi, ma un test antidroga a tutti i rappresentanti delle istituzioni: a partire dal sindaco, passando per gli assessori e fino ai consiglieri comunali. Richiesta alla quale il primo cittadino Vincenzo Catapano, obiettivo primario della singolare trovata, non mostra di volersi sottrarre. Anzi è stato proprio lui, con un post sul suo profilo Facebook, a comunicare ai cittadini l’inoltro della mozione, ufficialmente protocollata in Comune attraverso una Pec. Sin dalla sua prima elezione, nel novembre del 2012 tra le fila della Lega, Catapano è stato oggetto di ripetuti attacchi su una sua presunta dipendenza dalle sostanze stupefacenti, mai dimostrata e da lui sempre negata. «Maldicenze politiche – affermano i suoi sostenitori – che girano anche su altri personaggi politici della cittadina, ma che sono tutte da dimostrare». Ed è in questo quadro di pettegolezzi e sospetti che i consiglieri comunali di opposizione si sono inseriti, protocollando la mozione che dovrebbe fare chiarezza una volta per tutte. «In relazione agli aumentati casi di tossicodipendenza nel nostro territorio scrivono nella richiesta occorre che sindaco e assessori lancino un messaggio dando l’esempio sia sotto il profilo personale che pubblico, connesso alle responsabilità del governo della città». In pratica chiedono che venga eseguito un test antidroga da esibire poi pubblicamente.
LA REAZIONE Catapano dal canto suo ha reagito con distacco british. Sulla sua pagina Facebook ha dapprima dato notizia dell’iniziativa rendendo noti i nomi dei cinque consiglieri (Aniello De Lorenzo, Antonio Agostino Ambrosio, Luigi Moccia, Michele Sepe, Ivan Casillo) poi ha assicurato che esprimerà voto favorevole alla proposta, «trattandosi – ha scritto con ironia – «dell’unica proposta sensata provenuta dalle opposizioni in questi anni». Ha quindi reso pubblica la disponibilità a sottoporsi al test e ha invitato tutti gli assessori e consiglieri comunali a fare altrettanto. «La droga è un cancro da estirpare ed è giusto che la politica dia l’esempio», ha sottolineato per fare intendere con chiarezza da che parte sta. E non solo. «Per quanto mi riguarda – ha aggiunto – farò di più, non mi sottoporrò d un semplice test antidroga, ma a un test tricologico, rivelatore di eventuale consumo di sostanze stupefacenti non solo nel presente, ma anche nel passato, estendendo a tutti i consiglieri comunali il medesimo invito. Anzi, dirò di più: tale test – ha sottolineato – dovrebbe essere un documento obbligatorio a corredo della propria candidatura in politica, per garantire agli elettori la certezza che ogni candidato non faccia uso di sostanze stupefacenti e per non consentire a chi specula su vicende umane – è la conclusione allusiva – di mettere in campo condotte diffamatorie ripetute e costanti nei confronti del suo avversario politico».
LA GUERRA L’iniziativa, in atto in molti comuni d’Italia, apre così nuovi scenari nella cittadina vesuviana dove da una decina d’anni è in corso una guerra fratricida, tra ricorsi e denunce, tra il primo cittadino leghista e coordinatore Enti locali per la Lega, a capo di una giunta in larga parte composta da esponenti salviniani, e il suo avversario politico di sempre, l’ex sindaco forzista Antonio Agostino Ambrosio. Il quale sulla questione così si esprime, sul suo profilo Facebook: «In un momento in cui le tossicodipendenze aumentano a dismisura sono certo che sindaco, assessori e consiglieri daranno volentieri una ciocchettina di capelli per essere sottoposti al test. Sarebbe un bell’esempio per la città!». La mozione sarà discussa nel prossimo consiglio comunale.
Il Mattino 17 aprile 2021