Terzigno – Successo di partecipazione per la mostra “Don’t Forget! Memoria per Terzigno”

Ricordo Cava SariTerzigno – Successo di partecipazione ieri mattina in piazza Troiano Caracciolo del Sole a Terzigno per la mostra in memoria degli scontri avvenuti nel 2010 nel comune vesuviano, quando la popolazione si oppose allo sversamento di rifiuti in cava Sari e all’apertura della discarica di cava Vitiello. Circa cinquemila persone hanno visitato il suggestivo percorso fatto di fotografie, striscioni e proiezioni di video della protesta allestito nel salone messo a disposizione dalle suore salesiane nella piazza principale del paese. Un modo, secondo gli organizzatori, per ridestare le coscienze collettive e per costruire una coscienza civica nuova che consenta di portare avanti le giuste lotte contro gli innumerevoli disastri che interessano il territorio: non solo cava Sari ma anche la discarica di cava Ranieri, con il suo patrimonio archeologico abbandonato, le discariche abusive, i roghi tossici e le falde acquifere inquinate. “Su Terzigno è calato il silenzio” spiegano gli organizzatori “l’attenzione è concentrata altrove ma i problemi restano tanti e non è stato fatto nulla per risolverli”. Uno sforzo congiunto di volontari e attivisti antidiscarica ha reso possibile l’organizzazione di questo evento che vuole ricordare ai cittadini di Terzigno che ancora molto resta da fare e per questo non bisogna perdere la capacità di indignarsi.
Comunicato Stampa
25 Novembre 2013

San Giuseppe Vesuviano – «Einaudi», occupazione contro il preside – Il video

EINAUDI«L’istituto è in pessimo stato e non vogliono ascoltarci» Replica: «È anche colpa loro»

San Giuseppe Vesuviano – Studenti in rivolta a San Giuseppe Vesuviano. Occupato l’ISIS Einaudi di Via Europa dopo un lungo braccio di ferro con la presidenza, accusata di non voler dialogare con i ragazzi sulle endemiche carenze dell’istituto. «Un’occupazione preceduta da un tentativo di dialogo con il preside che non ha voluto ascoltarci –riferiscono gli studenti- il nostro istituto versa in condizioni disastrose. In alcune aule la pavimentazione è mancante mentre nei bagni vi sono tubature scoperte e in altri mancano addirittura le porte. In palestra, pericolosi cavi elettrici scoperti –incalzano gli studenti– rappresentano un vero pericolo per tutti noi così come alcune tubature da cui fuoriesce acqua e che hanno già provocato danni diretti ad alcuni ragazzi». È l’endemico malessere di molte scuole superiori del napoletano la cui gestione è delegata alla Provincia di Napoli. Proprio per questo la presidenza e l’intero corpo docente avevano chiesto una maggiore collaborazione ai ragazzi al fine di evitare uno scontro frontale che, secondo i responsabili dell’istituto non porta da nessuna parte. «I problemi ci sono ma abbiamo sempre tentato di risolverli seppur tra mille difficoltà –spiega la vice preside, Imma Ranieri– la gestione straordinaria dell’istituto non compete a noi. I ragazzi, il cui comportamento in alcuni casi non è stato il massimo, hanno scelto la linea dura che non porta da nessuna parte». «Quanto al preside -conclude la vicaria- è stato sempre presente e puntuale».

Il Mattino 24 Novembre 2013 20131124

Il video della protesta

http://www.ntv.sg/video.asp?m=3604&t=redazione

San Giuseppe Vesuviano, chiuse nove aziende di abbigliamento gestite da cinesi

Opifici cinesiSan Giuseppe Vesuviano. Sequestrate, dai vigili urbani, nove aziende di abbigliamento non in regola con le normative vigenti. In tutti gli opifici, gestiti da cittadini cinesi, sono state costatate violazioni riguardanti lo smaltimento illecito dei rifiuti e locali non conformi ai requisiti indicati dalla legge sulla sicurezza del lavoro. Quattro di queste fabbriche erano addirittura prive di ogni autorizzazione. I caschi bianchi guidati dal comandante, Ciro Cirillo, hanno rilevato condizioni pessime d’igiene e degrado e anche l’impiego di lavoratori extracomunitari assolutamente a nero. In alcuni casi, gli immobili sono risultati privi di agibilità e edificati abusivamente. Nel corso del blitz sono stati sequestrati tutti i macchinari, i tessuti e i capi già confezionati o da confezionare.

IlMattino on line 22 novembre 2013

http://www.ilmattino.it/NAPOLI/CRONACA/aziende-cinesi-sequestrate/notizie/368179.shtml

Il Mattino 23 novembre 2013

Sequestrate aziende tessili dei cinesi 20131123

Prmo Pittella, secondo Renzi, nell’elezione di circolo del PD di San Giuseppe Vesuviano

ELEZIONI PD (20)ELEZIONI PD (3)San Giuseppe Vesuviano – Ieri sera si è votato nel circolo del Partito Democratico di San Giuseppe Vesuviano per stabilire i delegati delle Convenzioni provinciali, e di quella nazionale. Una votazione riservata ai soli iscritti al partito che comunque fornisce una prima indicazione sul voto per la segreteria del Partito Democratico la cui elezione è prevista con le primarie dell’8 dicembre prossimo.

Questo il risultato del voto di ieri sera a San Giuseppe Vesuviano.

Iscritti al partito      79

Votanti                      75

Hanno ottenuto voti:

img_pittellaGianni Pittella         36  48 %

 

 

 

 

 

 

img_renziMatteo Renzi                35  46,66 %

 

 

 

 

 

 

img_cuperloGianni Cuperlo        4  5,33%

 

 

 

 

 

 

img_civatiGiuseppe Civati       1  1,34 %

 

 

 

 

 

 

16 novembre 2013

San Giuseppe Vesuviano – False residenze ai cinesi, blitz dei carabinieri – L’operazione Indagini anche a Terzigno dove la comunità degli orientali è ancora più consistente

Francesco Gravetti

Cinesi 15112013I militari hanno passato al setaccio gli uffici tecnici del Comune sulle licenze

San Giuseppe Vesuviano – Non è certo passata inosservata la visita che i carabinieri della compagnia di Torre Annunziata hanno fatto all’ufficio tecnico del Comune di San Giuseppe Vesuviano. Decine di militari impegnati in una ispezione accurata, durata tutta la mattinata: controlli su documenti, carte catastali e pratiche edilizie. Verifiche effettuate mentre gli altri impiegati del Comune continuavano il loro lavoro e, proprio per questo, notate da tutti, anche da molti cittadini presenti nei locali del municipio. Al termine del blitz, c’è stata quella che i carabinieri stessi definiscono «un’acquisizione documentale»: in pratica sono stati portati via atti necessari ad effettuare una serie di ulteriori accertamenti e riscontri. Decine e decine di faldoni, che andranno a rimpinguare un già corposo fascicolo attualmente depositato alla procura di Nola, competente per territorio. L’ispezione dei carabinieri, infatti, è la tappa di un’ampia inchiesta che riguarda le residenze «facili» date agli immigrati di nazionalità cinese.

Lo scenario – Case fantasma o tuguri residenza degli orientali grazie alla rete di complicità degli italiani

Gli inquirenti starebbero verificando una serie di irregolarità nella concessione delle residenze, condizione essenziale per ottenere il permesso di soggiorno. Carte false, insomma, per certificare che gli stranieri vivessero nel territorio vesuviano, anche se di fatto ciò non avveniva. Abitazioni fatiscenti o destinate a ristrutturazione, poco più che catapecchie: locali dove nessuno avrebbe mai potuto abitare che, tuttavia, sarebbero diventate i domicili ufficiali di molti cittadini cinesi. Gli stranieri avrebbero ottenuto l’agognato certificato di residenza grazie a una serie di raggiri e con la decisiva complicità di italiani in grado di favorirli. Altri particolari non emergono, anche perché l’indagine è ancora nelle fasi iniziali. Le forze dell’ordine mantengono il massimo riserbo ma, con i controlli di ieri, la fuga di notizie è stata inevitabile. In tutti gli uffici del Comune si è parlato a lungo della presenza dei carabinieri proprio nei locali dove vengono rilasciate le licenze ed esaminate le pratiche edilizie. Peraltro, l’indagine non riguarderebbe solo il Comune di San Giuseppe Vesuviano ma anche le cittadine vicine: probabilmente Terzigno, dove la presenza di cinesi è più alta che altrove. Qui ci sarebbero state già altre ispezioni e acquisizione di documenti da parte dei carabinieri. Anche in questo caso sotto la lente di ingrandimento sarebbero finiti uffici importanti dell’ente. In ogni caso i controlli proseguiranno, anche alla luce del recente blitz di San Giuseppe Vesuviano. L’analisi degli atti presi in carico dalle forze dell’ordine, infatti, sarà essenziale per l’andamento dell’indagine e per i successivi sviluppi. Per ora, comunque, non ci sono indagati né sono stati notificati avvisi di garanzia o altri provvedimenti. L’unico dato certo restano le ispezioni presso i Comuni e l’acquisizione di una corposa documentazione. Protagonista, ancora una volta, è il fenomeno dell’immigrazione orientale, che da decenni caratterizza l’area vesuviana. Sono migliaia i cinesi che vivono a San Giuseppe, Terzigno, Ottaviano, Poggiomarino, San Gennaro Vesuviano. Per lo più si occupano del settore tessile e dell’abbigliamento e tantissimi sono gli imprenditori, titolari di sartorie e opifici. Le fabbrichette che un tempo venivano gestite dagli italiani e che hanno fatto la fortuna di molti uomini d’affari dell’area vesuviana, oggi sono quasi tutte controllate dai cinesi. Un monopolio ottenuto anche con azioni non sempre rispettose della legge. La regolarizzazione della posizione degli stranieri orientale è, quindi, essenziale per poter lavorare e rimanere in Italia. Di qui una nuova frontiera di illegalità: le truffe sulle residenze e sui permessi di soggiorno. Un’indagine simile a quella portata avanti dai carabinieri si concluse, a dicembre dello scorso anno ad Ottaviano, con otto misure cautelari, due delle quali riguardarono un funzionario del Comune e un vigile. Anche in quel caso fu scoperto un giro di residenze illecite ai cinesi, con carte d’identità false e sopralluoghi presso le abitazioni mai effettuate.

Il Mattino 15 novembre 2013 20131115

San Giuseppe Vesuviano- Buco in bilancio di mezzo milione per la nuova amministrazione

Il caso – Il Municipio rischia il dissesto – È giallo sull’ammanco ma il sindaco: ce la faremo

Il Sindaco Vincenzo Catapano "Eravamo riusciti a risparmiare 400mila euro"
Il Sindaco Vincenzo Catapano “Eravamo riusciti a risparmiare 400mila euro”

San Giuseppe Vesuviano – La nuova amministrazione comunale scopre un buco di mezzo milione di euro nel bilancio e per la cittadina vesuviana si apre il baratro del dissesto. I neo amministratori, a pochi giorni dall’approvazione dello strumento finanziario di previsione, fissato per il 30 novembre prossimo, hanno scoperto il grosso ammanco. In pratica, secondo quanto ammesso dallo stesso sindaco, Vincenzo Catapano eletto poco meno di un anno fa, sono stati contabilizzati in bilancio sessantaseimila euro per la gestione della Publiservizi, un’azienda incaricata, dalla vecchia amministrazione comunale che fu poi azzerata dallo scioglimento del consiglio comunale, alla riscossione dei tributi, Tarsu Ici e altro, a fronte di una spesa reale di circa cinquecentoquarantamila euro. «Un autentico fulmine a ciel sereno che ha vanificato tutti i nostri sforzi di spending review – ammette con rammarico il primo cittadino, Vincenzo Catapano – In dieci mesi eravamo riusciti a risparmiare circa quattrocentomila euro sulla raccolta differenziata. Una spesa, quest’ultima, passata da un milione e due all’anno a circa ottocentomila euro. Ora ci toccherà rifare tutti i conteggi per evitare un dissesto che riusciremo, quasi certamente, a scongiurare grazie proprio alla buona politica portata avanti con la raccolta differenziata». Come sia potuto accadere tutto ciò, è ancora un mistero dal momento che l’ex ragioniere capo e i revisori dei conti avevano dato pareri favorevoli ai bilanci approvati anche dai commissari prefettizi che hanno governato la cittadina fino a dicembre scorso.

Il presidente del consiglio comunale, Nello De Lorenzo
Il presidente del consiglio comunale, Nello De Lorenzo

«Il problema sta proprio là –ammette il presidente del consiglio comunale, Nello De Lorenzo, che di professione è un commercialista – Le colpe, a mio avviso, sono proprio del vecchio ragioniere capo con responsabilità anche dei revisori dei conti. Entrambi gli uffici hanno dato parere favorevole ai bilanci traendo in inganno anche i commissari prefettizi che sicuramente non hanno colpe sui bilanci passati. Anzi, ancora li ringraziamo per quello che hanno fatto nella nostra cittadina. Il dato certo, invece, è che oggi ci ritroviamo nello strumento finanziario una spesa prevista di sessantaseimila euro contro una reale di cinquecentoquarantamila euro». Numeri che hanno messo in serio pericolo il bilancio di previsione 2013 la cui approvazione, prevista solitamente a marzo di ogni anno, è slittata, per legge, al 30 novembre.«Grazie all’abilità del nuovo responsabile di servizio e all’oculatezza del nostro assessore al bilancio, Pietro Ferraro, siamo riusciti ad evitare il peggio per quest’anno – conclude De Lorenzo –Sarà poi compito di altri uffici di polizia giudiziaria valutare se vi siano state responsabilità e danni per l’amministrazione comunale». Un capitolo amaro che si aggiunge alle già aspre polemiche sull’affidamento della riscossione dei tributi comunali alla Publiservizi.  

Il Mattino 15 novembre 2013  20131115

Zona Franca San Giuseppe Vesuviano – L’elenco delle strade interessate

 

San Giuseppe Vesuviano – In attesa del bando che dovrebbe uscire il prossimo anno, s’inizia a tracciare l’area che interesserà la zona franca di San Giuseppe Vesuviano. Di seguito le strade che saranno interessate al progetto.

https://pinocerciello.wordpress.com/2013/11/05/il-lavoro-il-sostegno-a-chi-assume-zone-franche-i-soldi-ci-sono-i-progetti-no-san-giuseppe-aiuti-in-arrivo-anche-nella-via-dei-cinesi/

Zona Franca Strade_Pagina_1Zona Franca Strade_Pagina_2Zona Franca Strade_Pagina_3Zona Franca Strade_Pagina_4

13 novembre 2013

San Giuseppe Vesuviano, ronde M5S contro roghi e scarico abusivo dei rifiuti

roghi rifiuti 10NOV2013San Giuseppe Vesuviano- Ronde degli attivisti 5 stelle per contrastare lo scarico e i conseguenti roghi di rifiuti tossici. Nella tarda mattinata di oggi, dopo aver avvistato un pericoloso rogo in una zona al confine tra San Giuseppe Vesuviano e Poggiomarino, in Via dell’Amaranto (traversa di via Martiri di Nassiriya) facente parte del comune di San Giuseppe Vesuviano, hanno allertato la Compagnia dei Vigili del Fuoco di Nola nella speranza di limitare i danni. In fumo scarti industriali e materiali di risulta provenienti da officine e da aziende tessili.

“Tali incendi incontrollati, ormai all’ordine del giorno, brulicano sul nostro territorio nell’indifferenza di tutti: amministrazione, cittadini e istituzioni. – hanno spiegato gli attivisti del movimento 5 stelle – San Giuseppe Vesuviano, seppur non appartenente ufficialmente al comprensorio della Terra dei Fuochi, è comunque continuamente vessata dai predetti incendi in prossimità poi di campagne estensivamente coltivate. Il movimento 5 Stelle locale cerca con tutti i mezzi e le forze a propria disposizione di arginare il predetto fenomeno di selvaggio incenerimento e anche stamane ha palesato la sua volontà di controllo e rispetto del territorio. A seguito dell’episodio odierno -ribadiscono i grillini – si procederà alle denunce del caso per portare avanti la battaglia a difesa dell’ambiente e della salute dei cittadini. E proprio ai cittadini ci rivolgiamo affinché ci segnalino eventuali roghi o cumuli di spazzatura nel paese al fine di procedere agli accertamenti previsti dalla legge.”.

Il Mattino online 10 novembre 2013

http://www.ilmattino.it/NAPOLI/CRONACA/ronde-m5s-vesuviano-roghi-rifiuti/notizie/353482.shtml

San Giuseppe Vesuviano – Ronde del M5S contro la piaga quotidiana dei roghi tossici

 

Il Mattino 11 novembre 2013

20131111

San Giuseppe Vesuviano – Monnalisa ha torto Frilly non ha imitato

Il marchio era sotto accusa: la causa vinta dopo due anni

La svolta - La sentenza: «I capi non sono copie». Paura per il lavoro
La svolta – La sentenza: «I capi non sono copie». Paura per il lavoro

SAN GIUSEPPE VESUVIANO – Importante vittoria giudiziaria per un’azienda di abbigliamento per bambini di San Giuseppe Vesuviano contro un colosso del settore. La Frilly srl vince la causa contro Monnalisa spa, dopo due anni di battaglia legale, e consolida il suo marchio; to be too e gaialuna. Secondo i giudici del Tribunale di Napoli non vi è stata nessuna contraffazione e i capi in questione non sono copie. Frilly%20San%20Giuseppe%20Ves[1]Venticinque milioni di fatturato, una cinquantina di dipendenti con un indotto di altre centinaia di unità lavorative erano state realmente messe a rischio da una vicenda giudiziaria che aveva tolto il sonno al giovane amministratore dell’azienda vesuviana, Carlo Michele Casillo. «Un colpo basso che nessuno in azienda riusciva a digerire –ammette Casillo– la notte non dormivo pensando alle conseguenze che la vicenda avrebbe potuto dare al nostro mercato e alla nostra azienda in continua crescita». abitiUna realtà che, in tempi di crisi come oggi, riesce ancora a garantire i posti di lavoro e addirittura a crearne altri. In cantiere ci sono una decina di assunzioni. Commesse in Italia, ma anche in tutto il mondo, con un importante mercato in Russia dove la vicenda giudiziaria aveva creato i maggiori problemi. «C’è stato un momento –prosegue l’amministratore- che al Pitti Bambino, importante rassegna del settore, quasi ci guardavano di traverso».
Con la sentenza di primo grado la fine di un incubo. La vicenda era iniziata circa due anni fa quando la Monnalisa Spa aveva querelato la Frilly Srl per reato di contraffazione dell’intera collezione primavera-estate 2011 e aveva citato la stessa innanzi al tribunale di Napoli per ottenere un risarcimento danni per contraffazione di tre milioni di euro, oltre alla condanna ad atti di concorrenza sleale. In un primo procedimento di sequestro cautelare dei capi ritenuti contraffatti, la Monnalisa Spa risulta vittoriosa e ottiene dal giudice cautelare di primo grado, l’inibizione alla produzione e commercializzazione degli stessi. Dopo approfonditi accertamenti dei periti nominati dall’autorità giudiziaria, il tribunale modifica la sua iniziale decisione e giudica inesistente il reato di contraffazione, condannando la controparte al pagamento delle spese legali. “La Frilly Srl si conferma così azienda all’avanguardia nello stile e nella progettualità dei propri capi e promuove con rinnovato vigore l’attività produttiva e commerciale dei propri prodotti – ribatte l’avvocato, Marcello Fabbrocini, che ha tutelato gli interessi legali dell’azienda- riservandosi ogni ulteriore eventuale attività legale per i danni materiali e d’immagine subiti”.

Il Mattino 10 novembre 2013 20131110

Il lavoro – Il sostegno a chi assume – Zone franche i soldi ci sono i progetti no – San Giuseppe, aiuti in arrivo anche nella via dei cinesi

Il pressing della Regione sui Comuni: accelerare su infrastrutture e incentivi

Maurizio Capozzo
Un tavolo di concertazione per gli aiuti alle piccole imprese: parte dalla Regione la fase operativa per la istituzione delle «Zone Franche Urbane» (ZFU), aree degradate individuate dal governo alle quali vengono destinate risorse per incentivare le aziende che investono e si insediano sui territori. Sono otto i comuni della Campania interessati dalla misura, di cui quattro in provincia di Napoli: Torre Annunziata, Casoria, Portici e San Giuseppe Vesuviano, cui si aggiungono il capoluogo, Mondragone ed Aversa in Terra di Lavoro e Benevento. Tutto pronto, ma nulla è partito.
Il decreto del ministero dello Sviluppo Economico è datato 10 aprile 2013, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’11 luglio e detta le regole per erogare gli incentivi, affidando, poi, alle Regioni tutta la fase di attuazione. È per questa ragione che l’assessorato alle Attività Produttive, guidato da Fulvio Martusciello, ha istituito il tavolo regionale di coordinamento con la partecipazione di tutte le amministrazioni locali interessate per serrare i tempi e dare forma all’iniziativa. Ma soprattutto per verificare, sulla base di singole esigenze delle città interessate, la possibilità di attivare nuovi canali di finanziamento regionali per iniziative collaterali, legate in particolare alle infrastrutture nelle aree degradate e per individuare cosiddette riserve di scopo, cioè quote di agevolazioni da destinare in via riservata a particolari tipologie di aziende, imprese al femminile, di nuova costituzione, imprese giovanili o sociali. Insomma, non basta invitare le aziende a insediarsi grazie a incentivi e sgravi fiscali, bisogna creare condizioni di vivibilità, di sicurezza e attrazione urbanistica che al momento non ci sono. Le condizioni più difficili, al momento sono nei quattro centri della provincia di Napoli.
Il decreto ministeriale ha sollecitato la rapida attuazione delle misure messe in campo per le ZFU, di qui l’esigenza di serrare i tempi e avviare le istruttorie. I soggetti ammessi ai benefici potranno ottenere l’esenzione dal pagamento delle imposte sui redditi, dell’imposta regionale sulle attività produttive, delle imposte municipali sugli immobili ricadenti nelle zone franche e l’esonero dei versamenti contributivi per i lavoratori dipendenti per un massimo di 200mila euro, che scendono a 100mila per le imprese dedite al trasporto su strada.
Naturalmente l’ammissione al beneficio è subordinata alla presentazione di una apposita istanza secondo le modalità previste dal decreto ministeriale e condizionata al possesso dei requisiti che la norma detta in concreto per la partecipazione al bando. Il tavolo regionale di coordinamento, intanto, ha già avviato da alcune settimane il suo lavoro e lo staff di tecnici ed esperti messi al lavoro dall’assessorato alle Attività Produttive sta raccogliendo le indicazioni provenienti dai comuni per modulare eventuali ulteriori investimenti.
Lo spirito dell’intervento statale, infatti, è quello di incentivare lo sviluppo delle piccole imprese ricadenti nelle zone franche che, per principio sono state individuate tra quelle particolarmente degradate e meritevoli di interventi ad hoc. «Ma – spiegano in assessorato – il problema è proprio questo: risulta difficile immaginare che possano esserci imprese destinate ad investire in aree degradate solo sulla spinta degli incentivi di Stato. Cosa potrebbe spingere un imprenditore a insediare la sua impresa nel centro di Casoria o nella parte antica di Portici piuttosto che nel centro storico di Torre Annunziata senza un minimo di interventi infrastrutturali che rendano quei territori più appetibili?».
Di qui il ruolo strategico della Regione. In queste settimane l’assessore Fulvio Martusciello ha compiuto una ricognizione in diversi centri interessati dal decreto per verificare in prima persona le reali esigenze delle aree in questione e valutare in che misura pianificare interventi regionali che integrino gli incentivi alle imprese a suo tempo messi a disposizione dal cosiddetto «Piano di Azione e Coesione».

 

Il caso – La rivincita dell’ex capitale del commercio di tessuti invasa dagli immigrati

Pino Cerciello
A Torre Annunziata il rione degradato a ridosso del Quadrilatero delle carceri rappresenta una delle sfide più importanti per le zone franche urbane. C’è poi Casoria, una delle capitali delle industrie dismesse. San Giuseppe Vesuviano tenterà la rivincita come capitale del commercio e quasi certamente ne beneficeranno anche i cinesi. Ma è Portici il Comune che si è aggiudicata la fetta più sostanziosa di incentivi alle imprese ed è l’unico centro ad aver ottenuto la individuazione di due zone franche nel suo territorio: la fascia di costa ed il vecchio asse mercatale, tra via Marconi, via Arlotta e via Bellucci Sessa. Sono 17 i milioni di euro destinati alle imprese di Portici. Passa di qui la scommessa per il rilancio del cuore produttivo della città, lì dove trenta anni fa si pensò di realizzare il mercato coperto, un incubatore di imprese mai decollato. Ma c’è anche la linea di costa dove sorge la storica Villa D’Elboeuf, oggi al centro di una corsa contro il tempo per acquisirla al patrimonio dello Stato attraverso l’esercizio del diritto di prelazione.zona franca area
Un sospiro di sollievo per San Giuseppe Vesuviano, un punto di riferimento nazionale tanto da guadagnarsi l’appellativo di città del commercio per poi cadere a picco per una mancata programmazione industriale ed economica e per l’arrivo incondizionato d’imprenditori e commercianti cinesi. «Tutte le aziende che ricadranno nel territorio ben delimitato della zona franca avranno dei benefici fiscali e contributivi per 5 anni sempre che assumano almeno il trenta per cento di manodopera del posto», spiega il presidente del consiglio comunale, Nello De Lorenzo, che è anche un affermato commercialista – cinesi inclusi, l’importante è che siano aziende start up pronte a creare occupazione».
La zona franca di San Giuseppe Vesuviano prevede un’area molto vasta praticamente tagliata in due lungo la vecchia via Nolana. «Un territorio che ricade anche nel nostro piano d’insediamento produttivo e per il quale stiamo valutando un’opportunità di rilancio dell’intera area – spiega ancora Nello De Lorenzo – Un progetto di circa mezzo milione di metri quadri, a valle della cittadina che, pur approvato, è rimasto per anni nei cassetti». Le imprese che vogliono beneficiare delle agevolazioni dovranno essere già costituite alla data della domanda per la cui presentazione si è in attesa dell’emanazione del relativo bando da parte del ministero dello Sviluppo Economico.

I numeri

 

8 le città

 

In Campania 8 le zone franche: a Napoli, Benevento, Aversa, Mondragone, Casoria, Portici, Torre Annunziata, San Giuseppe Vesuviano.

4 gli esoneri  

Le imprese ammesse avranno esoneri per imposte sui redditi, sulle attività produttive, sugli immobili e sui versamenti previdenziali per gli assunti.

4 i mesi

Il decreto di istituzione delle zone franche è stato pubblicato quattro mesi fa sulla Gazzetta ufficiale dopo anni di discussioni.

200mila il massimo

Duecentomila euro è il tetto massimo per gli esoneri dai contributi a favore delle aziende che assumono nuovo personale.

Il Mattino 05 Novembre 2013 20131105