Vesuvio, ancora un rogo doloso Sos dei sindaci

parco incendio 8 (1)Appello alla Regione: date fondi ai Comuni per le unità antincendio
Terzigno. Ormai è guerra aperta al parco Vesuvio. Mentre i sindaci del comprensorio sono in assemblea a Ottaviano con il presidente dell’Ente, Agostino Casillo, nell’area dell’incendio che per giorni ha martoriato i boschi parte un nuovo innesco. Questa volta vicino alle case, in via Salvatore Emblema, a ridosso di un piccolo parco giochi per bambini. Sono passate da poco le tredici quando scatta l’emergenza. Sul posto autobotti della Sma e personale della forestale che, seppur a fatica, circoscrivono le fiamme, indirizzate verso il lato più basso della pineta. Un luogo, questo, dove molti cittadini amano passeggiare e dove il comune ha costruito, in passato, una sorta e di percorso pedonale attrezzato. Un nuovo schiaffo all’ambiente, mentre fa il giro del web la foto di un cucciolo di volpe trovato morto tra gli alberi bruciati, e diventa per tutti il simbolo dell’attacco criminale alla natura. parco incendio 8«Ormai siamo all’assurdo dicono gli addetti ai lavori – qui c’è qualcuno che gioca al gatto con il topo». Nemmeno il tempo di spegnere il grave innesco a valle che altri focolai si accendono a ridosso della cava Sari e sulle pendici del monte Somma. Questa volta, però, le fiamme sarebbero state alimentate dal vento e dalle fiammelle ancora nascoste nel terreno. Nessun dolo. Elicotteri nuovamente in volo e tutto il personale allertato per far fronte alla nuova emergenza quotidiana. parco incendio 8 (5)Quattro Land Rover superattrezzate della Sma si mettono in azione da terra e raggiungono i punti di ripartenza delle fiamme. Solo dopo alcune ore – sono da poco passate le 15 – la situazione ritorna calma. Proseguono le indagini delle Forestale: al vaglio le immagini delle telecamere per stanare i responsabili dei roghi dolosi. Una giornata convulsa che si è aperta in mattinata a Ottaviano dove, nella sede del consiglio, era stata convocata l’assemblea dei sindaci dei tredici Comuni ricadenti nel parco nazionale del Vesuvio. Solo sette amministrazioni, però, parco incendio 8 (7)erano presenti con loro delegati: Ottaviano, San Giuseppe Vesuviano, Terzigno, Boscoreale, Trecase, Boscotrecase e Torre del Greco. Il presidente del parco, Agostino Casillo, informa su tutti i passaggi che hanno caratterizzato questa nuova emergenza raccontando che sin dal 5 luglio scorso si era messo mano a un piano antincendi nella speranza di arginare lacune e pecche del passato. Poi il racconto dei fatti e degli interventi messi in campo per contrastare il pauroso incendio di questi giorni. Unico, forse, come dimensione nella storia del parco. Una regia occulta? Saranno gli inquirenti e le forze di polizia da sciogliere il quesito. parco incendio 8 (2)Dai responsabili del comune di Torre del Greco la proposta di distribuire con diversi criteri i circa 22 milioni di euro stanziati dalla Regione per sostenere il lavoro dei vigili del fuogo. «Meglio dotare i singoli comuni di unità antincendio che delegare ai pompieri a competenze che poi esulano dai loro protocolli: per loro non sono previsti interventi sulle fasce boschive se non in presenza di abitazioni». Sulla stessa lunghezza d’onda i primi cittadini di Trecase, Boscoreale e Boscotrecase che apprezzano quanto fatto dalle forze in campo in quest’emergenza. Scintille, invece, con il primo cittadino di San Giuseppe Vesuviano, Vincenzo Catapano che, pur non accusando direttamente il neo presidente, Agostino Casillo, tra l’altro consigliere comunale di opposizione nel suo municipio, denuncia ritardi e cattiva gestione dell’emergenza. parco incendio 8 (8)«Le colpe non posso ricadere sul presidente dal momento che solo da settanta giorni è alla guida del parco – spiega Catapano nel suo lungo intervento – ma che qualcosa non abbia funzionato è sotto gli occhi di tutti». In particolare il primo cittadino di San Giuseppe Vesuviano fa riferimento al prelievo, da parte degli elicotteri, di acqua nella super inquinata vasca al Pianillo. «Non sappiamo quanto siano stati tossici i rivoli caduti dai cestelli sulle nostre case». Sulla questione si era espresso anche il consigliere regionale dei verdi, Francesco Emilio Borrelli che ieri, attraverso un comunicato ha nuovamente sottolineato i danni arrecati alla fauna. «Le fiamme nel parco nazionale del Vesuvio e nei Camaldoli sono ormai spente, ma ora è il momento di fare il bilancio dei danni e, nel farlo, non si deve continuare a non tenere nella giusta considerazione il gravissimo danno arrecato alla popolazione animale presente nell’area distrutta dalle fiamme».
Parco incendio volpe mortaIl Vesuvio violentato
La volpe soffocata e i demoni dei piromani

Antonella Cilento

Bisognerebbe imparare dai giapponesi, che considerano le volpi sacre e, insieme agli alberi, ai piccoli e grandi abitanti del bosco, segrete protagoniste danzanti delle notti di luna piena, dei cambi di stagione, dei matrimoni della natura. Bisognerebbe imparare dagli artisti nipponici, illustratori, animatori, registi, scrittori, che delle volpi hanno sacrosanto rispetto. Il cucciolo di volpe trovato morto sul Vesuvio da un ciclista dopo i roghi dei giorni scorsi, bestiola selvatica che non vedrà mai l’età adulta, sta per diventare un simbolo ma è già il sintomo. Il segnale, che l’umanità si è persa, che preferisce l’inferno quotidiano al paradiso, evidentemente difficile e faticoso, che gli è stato consegnato alle origini: brucia il Vulcano, e non del suo fuoco interno, ma per incendi dolosi continui, che si sono mangiati in poche settimane mezz’Italia (a Messina bruciano anche i tubi dell’acqua) e che i media rimbalzano identici anche dalla California; brucia la bellezza della Campania, dai Camaldoli all’Irpinia, dal Cilento al beneventano. E bruciano, per il denaro, per il grande affare dei roghi estivi, anche i pochi animali ancora liberi. Isao Takahata in un classico di Studio Ghibli, «Pom Poko», racconta l’odissea fantastica del popolo dei tanuki, animali comuni nei boschi giapponesi, abili e frenetici a riprodursi come i nostri conigli, famelici come gli orsi e le volpi, che la tradizione giapponese immagina capaci di assumere l’aspetto umano e mescolarsi alle persone: una trasformazione faticosa, che consuma calorie. I tanuki, a rischio di estinzione, sono oppressi dall’uomo che abbatte, brucia ed edifica quartieri al posto dei boschi, facendo scomparire il loro habitat. I tanuki, come da noi le volpi, si abituano allora a frugare nell’immondizia, imparano a vedere la televisione, causano incidenti, seminano il terrore ma nemmeno quando riescono a mutarsi in spettri e mostri l’umanità se ne spaventa, scambia anzi l’arte magnifica dei tanuki per uno spettacolo. Non resta che fuggire, che cedere il passo: l’unico mostro rimasto sulla terra è l’uomo. E sempre meno bambini sogneranno, come nei capolavori di Kurosawa o di Miyazaki, di assistere al matrimonio dei fiori di pesco e alla processione delle volpi: ormai l’umanità post atomica che ha mutato gli uomini e le donne in demoni contaminati dal loro stesso inquinamento, dalle guerre, dall’orrore è il presente, scontato e accettato, cui tutti restano indifferenti, da cui ci si distrae comprando, consumando, divertendosi. E allora questa piccola volpe, come i bambini siriani morti e impolverati dai bombardamenti, come i bambini annegati sulle nostre coste, come i bambini uccisi a Nizza, rischia di non colpire al cuore più nessuno. Al posto del cuore l’umanità ha ormai il portafoglio e, dunque, di questo passo, i giorni contati. Quanto sarebbe utile rileggere allora «Alonso e i visionari» di Ortese: un piccolo puma, una creatura innocua e insieme feroce, simbolo delle creature tutte della terra. O basterebbe riguardarsi Bambi. Ma tant’è, chi incendia non legge, non va al cinema, non immagina un bel niente, ha solo paura di morire e voglia di portarsi nella tomba come tesoro la morte altrui.

Il Mattino 27 luglio 2016 20160727

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